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L'eros di Mannelli “sfida” Los Angeles. La scommessa di un film-maker romano

  • Valentina Renzopaoli
  • Jan 25, 2016
  • 3 min read

A partire dal 30 gennaio cento opere del più artista tra gli illustratori italiani, saranno esposte nelle sale della galleria Building Bridges Art Exchange a Santa Monica. La mostra è prodotta e curata dal romano Gianluca Draghetti.


Una sfida, una provocazione, una scommessa, dettati dalla voglia di mettersi in gioco ma anche di rischiare il tutto per tutto. Si può leggere così l'ambiziosa operazione di Gianluca Draghetti, romano filmmaker di 42 anni, che ha progettato, prodotto e organizzato la prima mostra di Riccardo Mannelli, uno dei massimi disegnatori italiani, forse il più anarchico e fuori dagli schermi, a Los Angeles. Una grande esposizione che porterà, dal 30 gennaio all'8 marzo, un centinaio di opere, con le sue nudità iper realiste e ostentate, nelle sale della galleria Building Bridges Art Exchange nell’Arts Center di Bergamot Station a Santa Monica. Autore di diversi documentari e studioso di storia dell'arte, Gianluca Draghetti si è trasferito nella città californiana da un paio d'anni per dedicarsi alla scrittura e al cinema. Quando sulla sua strada è apparso Riccardo Mannelli non ci ha pensato due volte, lanciandosi in un progetto costato oltre un anno di lavoro. Una mostra e un documentario “Notes for the Reconstruction of Beauty” per raccontare all'America il più artista tra gli illustratori italiani, tra i fondatori del Il male, collaboratore di diverse riviste e quotidiani (Cuore, Linus, La Stampa, Il Manifesto, Repubblica, Il Fatto Quotidiano). “Mannelli è il più bravo di tutti, un uomo con una straordinaria capacità umana di comunicare, con una grande dolcezza, intelligenza, sensibilità; un artista senza mezze misure, per lui o è bianco o è nero, i grigi non esistono: è per questo che è anche il più invendibile. Organizzare questa mostra è stata un'indescrivibile esperienza ma anche una gran fatica”, racconta Draghetti ad affaritaliani. “Notes for the Reconstruction of Beauty” non è una antologica in senso stretto: in mostra, e in vendita, le opere che hanno accompagnato la grande esposizione che un anno fa accostò l'erotismo di Mannelli alle trasgressioni di Felicien Rops nella galleria Philobiblion di Roma; mostra ospitata successivamente anche al Palazzo Ducale di Urbino sotto la direzione di Vittorio Sgarbi. Nelle grandi sale della galleria di Santa Monica ci sarà anche l'immensa “Commedia in Z.E.R.O.”, un ciclo pittorico del valore di 500mila euro, composto da 61 pezzi, una vera e propria rappresentazione teatrale che si legge in senso orario e che racconta la storia di ventisei personaggi che attraversano l'infernale “macelleria” umana. Ma perché una mostra di Mannelli a Los Angeles? “Los Angeles è una città con una grande vivacità artistica e una grande creatività. Avevo voglia di portare qualcosa di profondamente nostro qui, la scuola italiana nel cuore dela California; e poi volevo lanciare una grande provocazione in una società puritana come quella americana, rischiare con un gesto di rottura” spiega Draghetti. Dell'evento a Los Angeles si parla già da mesi, con interventi sulla stampa da parte di critici prestigiosi: per l'inaugurazione del 30 gennaio sono attese almeno quattrocento persone e diversi vip. L'invito è stato recapitato anche ad attori del calibro di Jack Nicolson, Leonardo Di Caprio e Nastassja Kinski. “Mi aspetto che il pubblico si divida nettamente in due: da una parte chi uscirà dalla galleria offeso e imbarazzato. La società americana non ha lo stesso rapporto che abbiamo noi europei con il “nudo” nell'arte” dice Draghetti. “E chi invece rimarrà completamente affascinato, sarà in grado di leggere la portata dell'opera e di andare al di là dei sessi che vengono esibiti. Nei quadri di Mannelli, i corpi raccontano qualcosa di estremo mentre i visi sono di una tenerezza incredibile”. Ad accompagnare l'esposizione, il documentario “Notes for the Reconstruction of Beauty” che verrà proiettato in concomitanza con l'opening, successivamente, il 4 febbraio nella Sala Cinema dell'Istituto di Cultura Italiana di Los Angeles. Un mediometraggio, diretto dallo stesso Gianluca Draghetti, nato per raccontare e documentare il lavoro di costruzione della mostra. Una sorta di “back stage” che propone un Mannelli nella sua quotidianità, nel suo studio e con la sua famiglia. Un lavoro arricchito da interventi di personaggi che conoscono e amano l'illustratore, come Vittorio Sgarbi, Marco Travaglio e Ascanio Celestini.

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